Una Storica dell’arte al tempo dei social

by Liana Zanfrisco

Una Storica dell’arte al tempo dei social

Intervista a Eleonora Rebiscini: art strategist

Eleonora Rebiscini storica dell’arte esperta di marketing parla del percorso di studi e della sua attuale professione: aiutare artisti a sviluppare la propria Brand Identity on-line tramite consulenze personalizzate di social media marketing.
Ci parla anche del profilo ideale di un artista su Instagram, dell’importanza di mostrare il processo creativo, della necessità di utilizzare le Stories. Ci consiglia come trovare il gallerista giusto, calcolare i prezzi delle proprie opere e del perché una storica dell’arte sia interessante alla nuova piattaforma TikTok.

FORMAZIONE

Io sono una storica dell’arte cresciuta in un ambiente in cui l’importanza del Web si è sempre sentita.
Nel 1999 i miei genitori hanno aperto un Internet Point, per questo motivo mi ritengo fortunata ad essere nata in una famiglia che ha intuito le potenzialità di Internet già da tempi non sospetti. Solo nel corso degli anni, dopo diversi lavori, sono riusciti a realizzare il loro progetto imprenditoriale culminato con l’apertura di un e-commerce nel 2015.
E’ proprio qui che ho cominciato ad acquisire competenze in Digital Marketing, diventando a tutti gli effetti, la Social Media Manager dell’azienda di famiglia.
Frequentando corsi on-line e non, ho raggiunto competenze tali da potermi definire una Digitale Marketer.
Dopo la laurea in Storia dell’arte ho fatto un master in economia dell’Arte e dei Beni Culturali presso Il Sole 24 Ore. In quest’occasione ho capito la mia vocazione per la libera professione.
Il passo successivo è stato quello di unire la mia formazione di storica dell’arte al mio interesse per il mondo digitale.
Ho sempre avuto un canale Instagram personale, @eleonorarebiscini, che si è trasformato man mano che accrescevano le mie competenze in Digital Marketing.
Ora sono riuscita a dare un volto professionale e personale al mio Instagram, grazie al quale riesco a lavorare.

LAVORO ATTUALE

Ora sei una storica dell’arte che fa consulenze per artisti, giusto?

Sì, esatto.  Aiuto gli artisti a sviluppare la propria Brand Identity on-line tramite consulenze personalizzate di social media marketing.
Inoltre con Matteo, il mio compagno, mi occupo della realizzazione di siti Web.
Proprio durante le consulenze, mi sono accorta che molti artisti desiderano essere presenti sui social ma non hanno un sito Web o se ne hanno uno, andrebbe aggiornato.
La pagina Instagram di un artista deve rispecchiare il suo sito e viceversa.

La Storica dell'Arte Eleonora Rebiscini durante il suo lavoro di Art Strategist

QUANDO GLI ARTISTI APPRODANO SU INSTAGRAM

Gli artisti sono pronti a migliorare la loro presenza on-line?

Come in tutte le categorie, ci sono artisti più aperti e più chiusi e non è sempre un discorso di età.
Molti artisti hanno paura che altri copino la loro tecnica, paura sicuramente fondata.
In questi casi dico sempre, però, che l’artista non è tenuto a far vedere tutti processi del proprio lavoro.
In generale la comunicazione di un artista è talmente personale da non poter essere copiata.
Io credo, sia necessario uno sforzo da parte degli artisti in questo senso.
Chi non si espone, rischia di lavorare meno.
Stare dietro a un profilo Instagram è sicuramente, molto complicato, richiede una quantità di autodisciplina non indifferente. Inoltre per comunicare la propria arte, un artista deve mettersi a nudo.
Non è necessario dire tutto, ma è importante essere onesti con se stessi per capire in modo lucido cosa dire o tralasciare.
Mostrare il processo creativo vuol dire apparire più umani.
Far vedere la parte vulnerabile di noi stessi, ci avvicina al nostro pubblico, questa è la chiave del successo sui social.

I social rendono sempre più autonomi gli artisti?

Un artista molto giovane deve farsi conoscere ed è giusto che sia da solo per sviluppare una comunicazione personale.
In seguito, ci si può affidare al gallerista che si occupa delle vendite delle opere.
E’ necessario avere entrambi le cose, tuttavia mi rendo anche conto che l’artista debba fare l’artista, quindi a un certo punto, come auguro sempre a tutti gli artisti che incontro, è necessario trovare il proprio gallerista.

IL GALLERISTA PERFETTO

Come facciamo a trovare il gallerista giusto?

Banalmente il gallerista mette in comunicazione l’artista con il collezionista, si occupa della vendita delle opere.
Tuttavia il gallerista non deve essere visto come un commerciante ma come una persona di fiducia.
In Italia purtroppo non mi capita spesso di trovare galleristi giovani perché comunque è un lavoro difficile.
È difficile inserirsi in questo sistema.

CONSIGLIO

  • Se fossi un artista, cercherei prima on-line, considerando la direzione della mia arte e quella che voglio che prenda.Ogni galleria ha la sua ricerca artistica, ogni gallerista ha la sua personale idea di arte e quindi deve esserci, un imprinting da ambo le parti. 

  • Non portare all’infinito relazioni che non funzionano. Come in ogni business i rapporti umani sono fondamentali. 

 

CONSULENZA PER GLI ARTISTI

Che tipo di consulenza richiedono gli artisti?

Gli artisti spesso cercano un Social Media Manager.
All’inizio un artista non può avere un Social Media Manager perché il miglior Social Media Manager dell’artista, è l’artista stesso.
E’ molto importante saper comunicare e imparare a farlo in modo autonomo.
Io la chiamo consulenza ma in realtà è un percorso di crescita e formazione.
Trattiamo anche argomenti tecnici come, la ricerca degli hastag giusti, l’analisi cromatica del feed, come scrivere una caption che converta, come pianificare il lavoro…
La parte tecnica, però, viene sempre dopo, è la fine del percorso.
Prima dobbiamo capire cosa vogliamo comunicare.
Nei tempi in cui viviamo, i social sono un veicolo molto importante di cui l’artista non può non tenere conto.
Gli artisti oggi non possono fare arte e basta.

Come funziona nel concreto la tua consulenza?

Finora mi è sempre successo di incontrare persone che già erano su Instagram, se così non fosse, chiederei loro, per prima cosa, il portfolio.
Al posto del classico preventivo in PDF, gli artisti ricevono delle diapositiva in Power Point, piccole spiegazioni per esporre il cammino che faremo insieme.
Il cliente /artista ha bisogno di conoscere nel dettaglio tutte le tappe del percorso di consulenza.
Prima ancora c’è una chiacchierata conoscitiva su Skype di circa venti minuti.
Le esigenze degli artisti sono spesso le stesse:
Voglio crescere sui social. / Come faccio a farmi conoscere su Instagram?
Il primo passo è cercare di capire, perché si vuole crescere sui social:
per vendere le proprie opere d’arte? farsi trovare dai galleristi? accrescere la propria reputazione?
Gli artisti, spesso, pensano che essere su Instagram voglia dire avere maggiore popolarità ma la popolarità non da autorevolezza.
Sta all’artista trasformare la popolarità ottenuta, in un lavoro.
Non è così immediato.
E’ importante ricordare che l’influencer (categoria oggi non molto stimata) non è chi ha tanti followes ma chi spinge il pubblico a compiere una determinata azione, ad acquistare un prodotto.
L’artista in questo senso è un influencer, poiché spinge altri a comprare le sue opere.
Come lo fa? Con una strategia di comunicazione adeguata che di volta in volta cambia a seconda della persona che ho davanti.
Una volta mi hanno fatto una domanda interessante: “I tuoi follower sono  i tuoi clienti?”
No, non lo sono ma soprattutto non li devo trattare come tali.
Su Instagram comunico quello che faccio e faccio capire agli altri chi sono, il resto viene dopo.

C’è ancora posto per un artista su Instagram?

Lo spazio c’è sempre ma sicuramente oggi, non lo nascondo, è più difficile emergere.
E’ questo il momento di tirare fuori i contenuti reali e allontanarsi dai numeri fini a sé stessi.
I tempi sono cambiati, ormai le persone capiscono benissimo quali sono i content creator che fingono da quelli che sono veri e mettono impegno in quello che fanno.

La Storica dell'Arte Rebiscini in un momento della sua Consulenza per artisti nello studio Capriotti

Studio dell’artista Matteo Capriotti. Catania, Matteo, Tortoreto, 2019.

VENDERE SU INSTAGRAM

Come può un artista usare Instagram per vendere?

Personalmente non conosco artisti che vendano su Instagram.
Gli artisti in genere non usano gli strumenti messi a disposizione dai social per vendere.
Può succedere che un collezionista contatti in privato l’artista per acquistare un’opera.
Se l’artista ha già un gallerista, risponde, per esempio, di rivolgersi alla sua galleria di riferimento.
Per questo la galleria ha ancora un ruolo molto importante.
Non è corretto che la figura dell’artista sia confusa con quella dell’imprenditore.
E’ giusto che l’artista comunichi con il suo pubblico, ma è necessario che sia qualcun altro a occuparsi della vendita, della logistica.
Quando dico che un artista dovrebbe imparare a comunicare su Istagram, non intendo scavalcare il gallerista, intendo, imparare a comunicare per agevolare il processo d’acquisto.
Ci sono invece casi di artisti che, particolarmente intraprendenti, possono decidere di aprire un e-commerce: lì ci si svincola dal sistema dell’arte e probabilmente qualcuno non li ritiene neppure artisti, ma sono scelte.
Io apprezzo e stimo entrambi i percorsi, perché entrambi sono caratterizzati da auto disciplina e rispetto per il proprio lavoro.

PREZZI

Come calcolare il prezzo di un’opera d’arte?

Si cerca di rendere oggettivo il criterio dei prezzi, tramite il coefficiente artistico, per esempio.
Il coefficiente è un sistema di misurazione in cui si tiene conto della carriera dell’artista, della sua esperienza nel settore dell’arte, della dimensione delle opere, della tecnica e del curriculum.
Il gallerista è sicuramente la figura più adatta a calcolare il prezzo di un’opera.

Come dovrebbe usare Instagram un artista

  • Non fare il profilo catalogo

  • Mostrare il processo creativo

  • Comunicazione più personale e quindi più umana

  • Usare le Instagram Stories


Una Storica dell’arte esperta di marketing che sbarca su TikTok, ci racconti questa esperienza?

La realtà ci insegna che nessun social è per sempre.
Io, come professionista nel settore Marketing Digitale, mi sto aprendo a TikTok.
E’ necessario essere lungimiranti e capire dove stanno andando le persone.
Oggi l’arte e gli artisti stanno entrando su Instagram perché ne hanno capito il potenziale.
Se fra due anni, però, i nostri eventuali clienti sono su TikTok, dobbiamo rimetterci in gioco e andare su TikTok anche noi.
Gli artisti, temo, non siano ancora pronti.

“La bellezza mi annoia.” Ho letto quest’affermazione in un tuo testo, che cosa intendevi dire?

Sicuramente va un po’ controtendenza rispetto alla Content Creator degli storici dell’arte on-line.
Io sono una storica dell’arte specializzata in arte contemporanea, mi piace indagare l’aspetto viscerale delle cose.
Mi annoia per esempio un feed perfetto, la coerenza cromatica e le sfumature di colore…
Tutte cose che hanno un po’ annoiato perché la perfezione non esiste.
Nonostante io le insegni a livello teorico, dico sempre che nell’arte e in generale negli ambienti creativi è necessario lasciarsi andare e mescolare tecnica con ingegno. Un feed è un esempio calzante in questo senso.

IL MERCATO DELL’ARTE AL TEMPO DEI SOCIAL

 In che misura il mondo digitale sta cambiando il mercato dell’arte?

A gennaio sono stata a Barcellona per il Tolking Galleries
Un simposio che si tiene ogni anno in cui partecipavano gallerie da tutto il mondo.
Si è parlato del cambiamento del mercato dell’arte.
Il problema più grande che il mercato deve fronteggiare è la sua presenza on-line.

Per quale motivo?

Stiamo assistendo a un ricambio generazionale.
I cosiddetti Boomer (i nati dal 1944 al 1964) per ovvie ragioni lasceranno il posto ai Millennials (i nati dal 1980 al 1994) i quale avranno un comportamento d’acquisto totalmente diverso rispetto ai loro genitori.

Che cosa vuol dire questo?

I Millennials che vogliono acquistare un’opera d’arte, la cercano prima on-line, cercano on-line informazioni sulla galleria e sull’artista.
I Millennials tendono ad avere metodi di pagamento veloce e hanno apposite Debit card per le transazioni.
Quando varcano la soglia della galleria, molto probabilmente conoscono già le opere esposte.
Sono abituati a una trasparenza di prezzo, la cosiddetta Price transparency.
Nel mercato esiste un business quando si soddisfa un bisogno, ma oltre al prodotto in sé bisogna pensare a come erogarlo.
Se io cerco un’opera d’arte a parità di bellezza e di prezzo, tra una galleria che mi permette di vederla on-line e una galleria che mi offre di vederla in galleria, senza indicarmi il prezzo, io, molto probabilmente, mi oriento per quella on-line.
Questa cosa è risaputa nell’ambiente però c’è una grandissima resistenza al cambiamento.
Sappiamo che ci sono delle dinamiche diffuse nelle gallerie, per cui il prezzo cambia da persona a persona.

… però vedere l’opera dal vero è meglio.

Certo, sono d’accordo, vedere le opere dal vero è sempre meglio.
Gli acquirenti delle gallerie sono sicuramente dei collezionisti, persone che apprezzano l’arte e che molto probabilmente vogliono vederla prima del vivo.
Tuttavia, oggi è diffusa l’idea di studiare l’opera prima di entrare in galleria.
Chi entra in galleria è già orientato all’acquisto ed è già informato su tutto.
Conoscere le cose prima, fa risparmiare tempo dopo.
Non esporre i prezzi significa, mettere delle barriere.

Grazie per aver letto fin qui. Di seguito ti lascio i link ad una serie di articoli su altri esponenti del mondo dell’arte.

Sara e Rivka Spizzichino    Laura Santamaria    Liana Zanfrisco e Valeria Piludu    Odette Blavier    Herbert Krings

Un caro saluto

la mia firma

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