I collage di Odette Blavier
Odette Blavier*: artista belga, collagista, autrice di testi, musicista, bibliotecaria e traduttrice dal tedesco,
(Les Aventures du baron de Münchhausen, di Carl Leberecht Immermann. Ed. Cartouche), moglie di André Blavier e soprattutto grande Signora della Patafisica.
Passiamo ai fatti, dunque ai collage…
(…non parlerò qui di Odette come ne parlerebbe un critico d’arte, sono stata sua amica, perciò ti racconterò come l’ho conosciuta io…)
I suoi materiali:
…come base usava un cartoncino spesso sul quale incollava i ritagli di carta, poi proteggeva il tutto con un foglio trasparente per plasticatrici, unito alla base attraverso una cornice di nastro adesivo colorato: rosso, blu, nero, bianco, vede, arancio… quando li vedi, non li scordi più.
Odette, non realizzava i collage tutti in una volta, il suo era un lavoro metodico, costante, al quale dedicava gran parte della giornata. Odette era stata bibliotecaria presso la Biblioteca della Facoltà di Medicina dell’Università di Liegi.
Il suo essere bibliotecaria ha influito non poco sul metodo con il quale affrontava il lavoro artistico.
Quante cose vorrei chiederle ora per colmare i buchi del mio racconto su di lei. Purtroppo non sono in grado di dare un ordine cronologico alle cose, non parlavamo mai per date, mi raccontava piuttosto i fatti.
Un fatto è questo: tra le sue mansioni di bibliotecaria c’era quella di archiviare le riviste mediche che arrivavano in facoltà e che contenevano pagine pubblicitarie che dovevano essere tolte. Le pagine mostravano perlopiù attrezzature mediche e parti anatomiche in tutta la loro precisione scientifica.
Le pagine asportate, è proprio il caso di dire, Odette, se le portava a casa. Una collezionista seriale come lei, non le avrebbe certo cestinate. Queste pagine rappresentano l’inizio del suo fare collage. Il lavoro alla biblioteca doveva essere molto impegnativo, ricordo perfettamente che mi ha detto di aver cominciato sistematicamente a fare collage solo dopo la pensione. Con maggior tempo a disposizione deve aver cominciato anche a sviluppare il suo personalissimo metodo di lavoro.
La routine quotidiana di Odette
Parte della mattinata era dedicata a ritagliare dalle riviste di ogni genere materiale interessante, ciò avveniva in soggiorno. In un secondo momento, nel suo studio, archiviava i ritagli più piccoli dentro le famose scatole di formaggini la vache que rit. Nelle buste da lettera, archivia soprattutto ritagli di parole o frasi, per i ritagli più grandi usava le classiche buste a foratura universale.
Non si potrebbe parlare di un collage di Odette Blavier se si ignorasse questa fase imprescindibile del suo lavoro.
La parte creativa vera e propria, la portava avanti ancora per fasi. Ricordo perfettamente che mi parlava di collage finit, collage presque fini (collage finiti e quasi finiti), e poi c’era il collage di base, di solito un’immagine a tutta pagina.
Succedeva che un collage rimaneva in giacenza per un po’, per un altro trovava un’inaspettata soluzione. Se un’ idea le risultava complessa per un solo collage, la sviluppava in un altro. In questa fase Odette si lasciava la massima libertà di costruzione, incollava tutti i pezzi del lavoro solo all’ultimo momento.
Collage finit!
…cosa che ho cercato di fare anch’io con i miei vestiti ci carta .
*Odette Blavier, La Calamine 1926 – Verviers 2003
P.S.: Le foto del materiale di Odette Blavier sono state realizzate dal fotografo e nostro amico: Jean-Roger Liénard in occasione della mostra QUENEAU/BLAVIER, curata da Les Amis des Musées de Verviers, MUSÉE DES BEAUX-ARTS, Verviers, B, 2003.