Alcuni giorni fa ho ricevuto una mail, bella e sincera, di un’amica lettrice
La mail di Nicole (questo non è il suo vero nome) riassume in se alcuni aspetti tipici di chi lavora in campo artistico.
Io provo a darle alcuni suggerimenti, sintetizzati in tre azioni da intraprendere subito: Raccogliere, archiviare e disegnare immagini capovolte.
Vediamo nel dettaglio come fare, ma prima leggiamoci la mail di Nicole.
Innanzi tutto, grazie Nicole per aver riposto in me così tanta fiducia. La tua mail è molto importante perché è la lettera di un artista a un altro artista (Nicole, infatti, è un’illustratrice). Cara Nicole, nella tua mail fai riferimento ad alcuni problemi comuni a molti di noi.
Primo fra tutti: la mancanza di tempo
Hai un bimbo piccolo e quindi poco tempo da dedicare alla tua grande passione. Io che conosco i tuoi disegni, posso assicurare che di grande passione si tratta. Altri potrebbero avere una famiglia impegnativa, un lavoro snervante. Il risultato è sempre lo stesso: il tempo è sempre troppo poco.
In questo poco tempo ti metti davanti al foglio bianco e invece di cominciare a giocare, ti blocchi.
Ecco che sperimenti il famoso vuoto creativo, in un’altra email usi un’espressione che ho trovato veramente azzeccata. “… è un po’ come perdere la bussola e non mi piace“.
Come tanti artisti le hai provate tutte.
Conosci il potere delle pagine del mattino e hai sperimentato lo scarabocchio zen. Evidentemente tutto questo non basta, se alla fine il risultato non arriva. Davanti al foglio bianco, il disegno bello e perfetto non si materializza. E allora molli e pensi di riprovarci in un altro momento.
Al posto tuo mollerei anch’io!
Analizzare il lavoro di un altro artista
“Mi piacerebbe un tuo riscontro”, mi scrivi… Accidenti che responsabilità…
… ma andiamo per ordine:
tu sei in primo luogo una disegnatrice. Come tale, il tratto, la linea, dovrebbero essere i caratteri principali del tuo lavoro. Ho notato però che il segno che usi è sempre lo stesso. Uguale dappertutto, che si tratti della linea dei capelli, dei lineamenti del viso o dei tratti di una camicetta. Quando questo succede, si parla d’immagini stereotipate.
Realizzare delle immagini dai tratti NON stereotipati: questo è il nostro compito.
Sicuramente non è un’impresa facile ma vediamo insieme come fare.
Premessa
a) Il tempo che d’ora in poi ti ritaglierai, ti servirà al recupero della tua creatività.
b) Il tempo che d’ora in poi ti ritaglierai NON serve a realizzare dei capolavori ma può darsi che lo diventino.
Ti propongo tre passaggi: gli stessi che faccio anch’io. Qui per approfondire.
Raccogliere – Archiviare – Elaborare
1. Raccogliere = La cartella delle ispirazioni.
Prendi ispirazione dalla rete. Ho visto nel tuo profilo Instagram che già lo fai. Io ti chiedo, però, di farlo in modo sistematico. Crea una cartella per le tue ispirazioni.
…fa attenzione!
Non lasciare che la cartella si riempia d’immagini inutili. Dedica del tempo a metterle in ordine. Getta quelle che non t’ispirano più. Dedica a quest’attività almeno venti minuti del tuo preziosissimo tempo. Questa è l’operazione della Raccolta.
2. Archiviare = Lavorare alla cartella delle ispirazioni.
“Non ho mai fatto distinzioni tra i miei gesti di tutti i giorni e i miei gesti della domenica”.
Marcel Duchamp
La citazione del grande Marcel Duchamp dovrebbe ulteriormente convincerti che non esistono per un artista azioni più importanti di altre. Guai, pensare che lavare i pennelli sia meno nobile che utilizzarli. Tutti i gesti sono ugualmente importanti.
Per assurdo: minore è il tempo a nostra disposizione, più seriamente dovremo prendere questo compito. Alla precedente citazione potrei aggiungere quella del mio professore di Incisione:
“Se l’ispirazione non arriva, ripara una seggiola o costruisci un telaio…”
Giampaolo Berto
In pratica:
Rimani in contatto con gli strumenti del tuo lavoro e riceverai in cambio una grande quantità di amore sotto forma d’immaginazione e ispirazione.
Infine, ma soltanto se avrai coltivato il tuo orto come si deve, comincia a disegnare immagini capovolte.
3. Disegnare immagini capovolte
A questo punto ti propongo questo esercizio semplice, semplice.
Prova ad utilizzare immagini capovolte.
Perché è utile
Anche l’immagine più nota, se vista capovolta, non sembra più la stessa. Non la riconosci più. Non puoi assegnare un nome alle forme che vedi, non puoi classificarle. Non puoi confrontare l’immagine che vedi con i ricordi e i concetti registrati nella tua memoria. Ciò che vedi saranno “solo” zone chiare, zone scure, linee curve o spezzate. Il risultato? Realizzerai delle immagini dai tratti NON stereotipati, ogni linea sarà diversa dall’altra e tutto il lavoro vibrerà sotto i tuoi occhi.
Il problema è nella mente
Se mentre disegni continui a pensare di dipingere un occhio, la tua mente mette avanti tutte le sue nozioni sull’occhio e tu non guarderai più ma comincerai a pensare. E’ come se invece di disegnare cominciassi a scrivere cento volte occhio. Occhio, occhio, occhio… aspettandoti di veder comparire un occhio molto espressivo sul foglio.
Nel disegno non funziona così, non dobbiamo pensare per parole ma per segni, linee e colore.
E’ il segno a dover essere espressivo, non l’immagine dell’occhio
Prova a riflettere: Che cosa significa copiare un’immagine, disegnare da un modello?
Non certo mettere al posto esatto l’occhio o la ciocca di capelli così come si vede sul soggetto.
Significa, invece, trasmettere una sensazione, l’energia, un’atmosfera, un suono.
Osserva ora una delle tue immagini capovolte. Qualcosa ti attrae, inizia da quel particolare.
E’ una macchia di colore molto liquida, di forma trapezoidale. Il lato sinistro è leggermente arrotondato, dipingi questa forma, così come la vedi. Poi forse alla fine, capovolgendo il foglio, scoprirai che si trattava dell’ombra nella cavità oculare. Ma ormai non t’interesserà più.
L’esperienza dell’immagine capovolta è stata trattata fin troppo bene da Betty Edwards nel suo manuale Il nuovo disegnare con la parte destra del cervello. Io mi stupisco, però, quanto poco questa sia effettivamente utilizzata.
Il segreto della raccolta
Cara Nicole, lascia che ti racconti ancora due brevi storie, in cui il processo per arrivare al progetto finito è così importante quanto l’opera stessa.
Odette Blavier
Se ancora non la conosci, ti consiglio di leggere la storia della mia amica collagista e la sua routine di lavoro. La trovi qui. Ogni mattina prima di andare nel suo atelier (la sua stanza da letto), Odette catalogava il materiale recuperato per i suoi collage: volantini pubblicitari, giornali, riviste, cartoncini d’inviti vari. Ritagliava le immagini utili per lei, foto o parti di testo. Sistemava il tutto in buste di plastica trasparenti o nelle scatole dei formaggini.
Questo lavoro la teneva impegnare a lungo. Era, oltremodo, così necessario per i suoi collage che le era impensabile considerala un’attività secondaria.
Nel 2002 ho realizzato una mostra sul suo lavoro. In una grande bacheca ho esposto anche le sue scatole. Questa cosa è stata molto apprezzata.
Detto tra noi, non credo che Odette soffrisse di blocchi creativi. La sua routine quotidiana ha contribuito certamente a non farlo accadere.
Io stessa adotto questo sistema. Ordino ormai da anni il materiale d’ispirazione in parte sul computer e in parte nei miei faldoni.
Stai vicino al tuo lavoro. Questo è il consiglio che mi sento di darti. Tutte le fasi sono ugualmente importanti. E’ una lezione che ho imparato dagli artisti con la “A” maiuscola. Spesso tendiamo a eliminare questi passaggi considerandoli intermedi e privi di vero significato creativo, una perdita di tempo. Lavora sulla tua cartella d’ispirazioni regolarmente e non te ne pentirai.
Mara Prezioso
Mara è una mia carissima amica, insegnante di discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Civitavecchia. Alcuni anni fa ha proposto ai suoi allievi un progetto singolare.
Ognuno avrebbe dovuto procurarsi una scatola e metterci dentro, di volta in volta, le cose che più amava. In pochissimo tempo ogni allievo aveva la sua bella scatola piena di oggetti, fotografie, ritagli di giornale, vecchie lettere, etichette. Nelle scatole si potevano trovare addirittura tazze da tè, scarpette da ballo…
L’idea venne a Mara dal fatto che ogni anno aveva a che fare con gruppi di ragazzi il cui vero problema era la “mancanza d’ispirazione”.
D’idee, in quelle scatole ce ne furono ben presto tantissime e la mostra di fine anno lo dimostrò alla grande. La cosa più bella di quel progetto era che alla fine, la mostra raccontava del processo, anzi il processo era diventato il tema dell’esposizione.
E’ il processo a indicarci la strada, non dimenticarlo mai.
La trappola del disegno perfetto
Dici che prima ancora di cominciare a disegnare, pensi spesso che il lavoro debba venire bello e perfetto. Così stai limitando la tua immaginazione.
La tua immaginazione ne sa molto di più della tua idea di “bello” e “perfetto”.
Per questo ti ho proposto l’utilizzo dell’immagine capovolta.
Con l’immagine capovolta non potrai più controllare con il tuo occhio vigile se il disegno sta venendo “bello e perfetto”. Così il disegno sarà libero di diventare ciò che vuole.
Lasciati sorprendere dai risultati dell’immaginazione.
E’ sempre troppo presto per avere un proprio stile. Anzi, diffida delle cose che ti riescono “bene”. E’ lì sotto che si nascondono le immagini stereotipate. Quelle dove la medesima linea parla dei capelli, del viso o di una camicetta.
In sintesi:
Colleziona
Cataloga
Disegna immagini capovolte
La Paura di fallire
Da cosa nasce la tua insoddisfazione, Nicole? Dalla paura.
Lo dici chiaramente nella tua mail. Non ho intenzione di fare nessun disegno a meno di non poter garantire a me stessa una perfetta riuscita. In modo poco realistico, stai chiedendo il successo a te stessa e il riconoscimento di tale successo agli altri. Ecco perché poi ti limiti fare ciò che sai fare, invece di espandere le tue capacità. Ed ecco perché, ritornando al problema iniziale: le immagini appaiono stereotipate. Ripetute secondo un modello fisso, sempre uguale, in modo meccanico, e perciò non spontaneo.
La creatività deve ritrovare la leggerezza che le è congeniale, che ti è congeniale.
Spesso il bisogno di essere grandi artisti ostacola la possibilità di essere semplicemente artisti.
Il bisogno di produrre una grande opera d’arte rende difficile produrre un qualsiasi tipo di arte.
Come vedi, è la paura a rendere il tuo tempo così risicato. La paura è ciò che veramente CI blocca, la paura di non essere abbastanza bravi, di fallire.
Come si cura la paura? La paura si cura con l’amore. Usa l’amore, Nicole per curare la paura dell’artista che è in te. Smettila di sgridarti… sii conciliante.
Concediti la libertà di realizzare disegni bruttissimi!
Come valutare le critiche
Prima di lasciarti vorrei ricordarti come affrontare le critiche.
Le critiche, dividile sempre in due categorie:
1. Le critiche mirate
2. Le critiche inutili
Le prime dovrebbero farti esclamare: “Adesso capisco che cosa non andava!”, lasciandoti la sensazione di aver raggiunto un tassello al tuo puzzle.
Le critiche inutili, invece, ti riducono in pezzi come se avessi ricevuto una serie di bastonate, in realtà sono solo le osservazioni di un guastafeste.
Io spero che questa sia per te una critica mirata.
Ti ringrazio perché attraverso la tua mail, con i tuoi quesiti, le tue perplessità hai permesso a me di scrivere quest’articolo.
Buon lavoro, Nicole!
Liana