24 ore di Drawing Lab per trovare la propria creatività attraverso il disegno.
Ma andiamo per ordine:
E’ un pomeriggio piovoso di questo maggio molto bizzarro. Siamo nel quartiere Prati. Il luogo, è il mio studio. Ho preparato un bel po’ di tè, comprato alcuni pasticcini e delle pizzette che si riveleranno fondamentali e alle due di pomeriggio arrivano puntualissime: Sara e Rivka Spizzichino.
Gentili e garbate, sorprendono per la loro tenacia e il loro essere così colte nonostante la giovane età.
Hanno accettato di farsi intervistare per il mio Blog a proposito del loro progetto, anzi della loro creatura: il Drawing Lab.
Sara e Rivka sono gemelle ma ognuna ha la propria identità, precisano, non che ce ne fosse stato bisogno.
Sara è disegnatrice, Rivka fotografa.
“Il Drawing Lab, è la parte migliore di noi come nucleo”, affermano all’unisono.
Di seguito riporto parti della nostra lunghissima conversazione. Scoprirai dalle loro stesse parole: chi sono, che cosa è il Drawing Lab e la loro formazione. Sbircerai nell’interno dei loro rispettivi studi e scoprirai il segreto di tanto successo dal racconto di una loro tipica giornata di lavoro.
Il metodo è quello di Betty Edwads, gli artisti lo conoscono, non tutti lo usano, molti lo snobbano. Voi ne avete fatto un progetto: il 24H Drawing Lab. Cosa si fa di preciso nel vostro laboratorio, Sara e Rivka?
Sara: Il Drawing Lab è un luogo dove trovi la tua creatività. Ma è anche un luogo di aggregazione sociale, ragazzi di sedici anni siedono al cavalletto vicino a persone di ottantacinque in un ambiente non competitivo.
Perché le persone scelgono di frequentare un corso di disegno al Drawing Lab?
Sara: Perché vogliono dimostrare a sé stesse di non essere negati per il disegno.
Tra i corsisti abbiamo avuto ragazzi indecisi se iscriversi al liceo artistico o all’accademia. Ci sono anche persone che cominciano a sentire un vero e proprio disagio per il fatto di non saper disegnare, un disagio che è spesso accompagnato dalla presenza, in famiglia, di qualcuno che disegna molto bene…
Rivka:… oltretutto sentono di poterlo farlo in breve tempo. Il nostro corso di disegno si esaurisce in ventiquattro ore.
Inoltre diamo la possibilità a tutti i nostri allievi di tornare a disegnare in compagnia. Proprio per garantire loro quell’entourage che gli è stato così importante durante il percorso di apprendimento.
Quando tornano per esempio quelli che noi chiamiamo i master class, i nuovi corsisti chiedono se disegnavano già prima e quando il master class risponde: “No, io ho imparato qui il mese scorso”… si crea un clima di miglioramento veramente evidente.
Sara: Noi abbiamo la fortuna di vedere le persone nel momento della loro crescita. Nel momento della conquista di qualcosa che tra l’altro non immaginavano mai di poter ottenere: la capacità di disegnare.
Un’operazione artistica a tutti gli effetti.
Per avere l’esperienza migliore al Drawing Lab bisogna essere pronti a ricevere e lasciarsi andare. In realtà imparare a disegnare è soltanto una conseguenza.
S’impara a disegnare nel momento in cui si mollano delle resistenze che in precedenza non consentivano di farlo.
Questo non è soltanto limitato al disegno.
Il disegno è una filosofia applicata. Una metafora per capire molte cose dell’esistenza.
Rivka: Noi diamo noi stesse e allo stesso momento riceviamo tanto. Ogni persona che arriva al Drawing Lab porta il suo mondo.
Il corso si svolge durante il fine settimana e l’ultimo giorno è di domenica.
La domenica di solito si va a pranzo dai parenti si portano i pasticcini. Anche nel nostro caso le persone vengono al corso e portano i pasticcini. Così prima di ricominciare, si fanno delle belle colazioni, si ride, si scherza e ci si conosce meglio.
E’ come passare la domenica in famiglia. Con la differenza che da noi si disegna. In realtà la domenica è il giorno dell’autoritratto e siamo tutti molto concentrati, però lo facciamo in un clima favorevole.
Al Drawing Lab si è ben lontani dall’idea di dover dimostrare cosa si sa fare, non è questo il nostro spirito, ognuno ha il suo volo.
Il Drawing lab a detta di chi lo ha frequentato, è un ambiente non competitivo. La competizione è un ostacolo all’apprendimento. Lo stato d’animo del competitivo non è recettivo.
Com’è possibile imparare a disegnare in tre giorni?
Rivka:… si, allora… bisogna ascoltare scrupolosamente le maestre e portare loro i pasticcini…
(Ridono entrambe di gusto)
Rivka: Scherzi a parte, come si fa a imparare in tre giorni? … Bisognerebbe venire al corso liberi dal pregiudizio del non disegnatore.
Sara: Provare a identificare se stessi in una veste nuova, cioè di colui che può saper disegnare.
Rivka: Esatto! Lo so, non è molto semplice, ci sono passata anch’io con il violino.
(Rivka ha cominciato a studiare violino in età adulta e quest’anno ha debuttato nel suo primo concerto in orchestra)
Sara: Bisogna imparare a essere flessibili, mettere da parte le proprie rigidità e le proprie certezze, essere come le ali di un aereo. La loro forza è la flessibilità, se fossero rigide, si spezzerebbero. Bisogna un po’ guidare e un po’ essere guidati.
Rivka: Accettare l’errore se viene… e non utilizzarlo a proprio sfavore, come umiliazione personale…
Sara: Non lasciarlo agire contro di se. Noi cerchiamo di far capire ai nostri corsisti che l’errore è parte integrante del processo creativo.Se non ci fosse l’errore, non ci sarebbe evoluzione.
Lavorate con un metodo?
Sara: Un nostro corsista ci ha definite, ergonomiche.
Rivka: Comunque alla base del nostro insegnamento c’è il metodo di Betty Edwards e poi c’è il metodo SaraRivka, appunto.
La gran parte dei nostri corsisti è a digiuno d’informazioni legate al disegno. Occorre quindi integrare il metodo Edwards con alcune informazioni necessarie ad agevolare il percorso di chi viene da ambiti formativi diversi.
Il metodo, per così dire, SaraRivka è il frutto di tanti anni di Drawing Lab.
Nel corso del tempo abbiamo sviluppato la capacità di riconoscere immediatamente le varie tipologie di corsisti.
La stessa lezione non viene mai spiegata a tutti allo stesso modo.
Da disegnatrici siamo brave osservatrici e capiamo che tipo di lezione fare per accompagnare quel tipo di corsista a raggiungere quel determinato risultato.
Sara: Esatto!
Rivka: Tanti vengono da noi perché vedono i prima e i dopo sul nostro sito.
La verità è che a noi piace accompagnare le persone nel loro percorso di miglioramento, di crescita personale.
Sara: Io credo che il buon livello del corso, il nostro punto di forza, insomma, sia dato dal fatto che io posso lavorare così bene soltanto con Rivka.
(A questo punto Sara guarda la sorella con un sorriso malizioso come per dirle… sorpresa, eh, di questo complimento?)
Il fatto di essere gemelle, di aver operato spesso assieme, di avere la stessa formazione ci permette di lavorare all’unisono come in una danza, perfettamente coordinate.
A proposito di formazione, qual’è stato il vostro percorso di studi?
Sara: Ho avuto un percorso molto lineare. Ho frequentato il liceo artistico al mitico Caravillani, ricordo quegli anni con molto affetto. Dopo c’è stata l’Accademia di Belle Arti e un breve periodo di qualche mese a Parigi, poi ho cominciato la mia attività espositiva.
Per me era incantevole stare li, avevo creato un piccolo nucleo di amici artisti, un momento formativo molto importante. Ricordo con piacere anche il periodo immediatamente successivo all’accademia, sai… quando c’è l’entusiasmo e ti giri tutte le gallerie di Roma. Oggi forse non avrei l’energia per fare una cosa del genere.
Per quanto riguarda il mio lavoro artistico… in passato ho avuto un rapporto molto complesso con il disegno e non ne capivo la causa. Sentivo che era il mio veicolo espressivo più congeniale ma non trovavo soddisfazione in quello che facevo.
Per tutti gli anni in cui il disegno non c’è stato nella mia vita, c’è stata l’astrazione, diciamo che seguivo quello che istintivamente mi veniva meglio.
Quindi nel periodo dell’accademia dipingevi quadri astratti?
Sara: Esatto. Poi due o tre anni fa sono ritornata al disegno. Sicuramente mi ha aiutato moltissimo insegnare agli altri a trovare la via creativa, proprio attraverso il disegno.
Ora sono in pace con il mio lavoro. In questo momento mi rispecchia molto.
Ho cambiato il modo in cui vedevo me stessa e di conseguenza anche il mio lavoro è cambiato.
Sono diventata molto più indulgente rispetto agli errori e affronto tutto con maggiore sperimentazione.
Rivka: La prima parte del percorso l’abbiamo fatta insieme, avendo la stessa età anagrafica. Anch’io sono andata al Caravillani. Abbiamo lottato insieme per andare in quella scuola ed è stato un bene perché sono stati anni formativi e pieni d’incontri importanti. A questo proposito vorrei raccontare un aneddoto.
Un giorno chiesi al Professor Cotani, Paolo Cotani era allora il nostro insegnante di disegno dal vero, come fare una determinata cosa e lui mi guardò e mi disse: ” Non saprei, io non disegno da trent’anni”.
Quell’affermazione da parte di un grande artista mi colpì moltissimo. Fu come un’illuminazione. Mi aprì completamente la visione.
Capii che l’arte non era soltanto fare accademia, stare davanti al cavalletto, disegnare … non dovevo imparare soltanto questo, c’era molto di più e quindi occorreva che cominciassi ad alzare le “antenne”.
Dopo il liceo ho frequentato la Scuola di Scienza e Tecnica – sezione fotografia analogica.
Per la verità ho faticato un po’ a trovare la mia scuola di fotografia.
In quel momento le scuole si affacciavano rapidamente al digitale e in giro si vedevano molte fotografie di moda, tutto super patinato ed io sentivo di non appartenere a quella corrente lì…
Alla scuola di fotografia ho studiato sotto la guida di Francesca Molé, preziosissima per la mia formazione non soltanto da un punto di vista fotografico ma anche da un punto di vista umano.
In questi anni la fotografia comincia a integrarsi nella mia vita come mezzo artistico, compito prima affidato al disegno.
Consiglio a chiunque voglia affacciarsi al mondo della fotografia di frequentare una scuola, soprattutto in questo momento storico di forte accessibilità al mezzo fotografico.
Frequentare una scuola è ciò che veramente può fare la differenza come fotografo.
Sì, perché oggi si diventa fotografi davvero con niente. Basta un’escursione al centro commerciale con l’offerta del momento sulla macchia fotografica e sei promosso.
… e delle associazioni di fotografia cosa pensi?
Rivka: A Roma e dintorni le associazioni fotografiche fioriscono, ma conoscersi in un ambiente di formazione è diverso, a scuola vai per imparare.
A scuola ci arrivi per così dire nudo e qualcuno ti deve vestire. E tu sei contento di essere in questa condizione perché sai che è il punto di partenza. E comunque non si dovrebbe mai smettere d’imparare.
Sara: Io, per esempio, ho notato che le persone con cui è più difficile relazionarsi sono colore che ritengono di non dover più imparare.
Sara e Rivka ci raccontate come si svolge una vostra tipica giornata di lavoro?
Rivka:… dunque ci svegliamo alle 7.30 facciamo colazione insieme poi cominciamo la nostra giornata. La mattina è dedicata alla parte redazionale del Drawing Lab.
Organizziamo il fine settimana in cui si svolgerà il DrawingLab, scriviamo articoli per il Blog, facciamo interviste ai professionisti nell’ambito del disegno, recenziamo mostre, libri. I nostri allievi devono poter contare su una piattaforma sempre aggiornata, con argomenti di loro interesse.
Nel pomeriggio ci separiamo.
Io mi occupo della mia attività fotografica, lavoro a prodotti commerciali per i miei clienti, oppure mi reco in camera oscura, o scansiono del materiale.
… E poi su e giù per tutta la città, c’è sempre qualcosa da consegnare, portare in laboratorio per la stampa il digitale… clienti da contattare, preventivi da consegnare.
Poi ci sono delle giornate bonus, rare per la verità, in cui si spegne tutto e si va al mare.
Sono giorni a sorpresa. Però ecco la mia giornata tipo potrebbe essere questa.
Sara: La mia giornata tipo?…Beh … la mattina è abbastanza simile alla sua, ci occupiamo del redazionale del Drawing Lab.
Tutte le mattine ?
Sara: Sì, praticamente tutte le mattine. Abbiamo dei ruoli ben definiti, tuttavia non c’è una vera tabella di marcia in questo senso, purché siano rispettate le consegne mensili. Una delle cose più belle che ci hanno detto è stata: ”Quanti siete in redazione?”
Rivka: Siamo in due ma ben organizzate.
Sara: Invece nel pomeriggio sto al cavalletto. Faccio ricerca per quello che riguarda il mio lavoro, vado a vedere mostre. Il pomeriggio sono su Sara Spizzichino. Una giornata ben spesa devo dire è quella dove ho un buon risultato al cavalletto.
Un momento molto proficuo per me è la sera.
Sara e Rivka aiutateci a immaginare il vostro studio, lo spazio in cui lavorate.
Sara: Lo spazio in cui lavoro più volentieri è casa mia. Circa un mese fa è entrato il cavalletto, con la promessa di sporcarlo enormemente. Nella cassetta portacolori c’è la parte più interessante: pezzi di alberi bruciati, crete, sugheri, cera.
In questo momento del mio lavoro sono molto concentrata sulla trasformazione della materia. Il bosco bruciato è il mio terreno creativo iniziale. Il momento in cui io cerco di trasformare la materia con quello che ho, con quello che resta.
Mi piace l’idea di un albero che ridisegna se stesso dopo la combustione.
Realizzo paesaggi immaginari per andare a ricreare orizzonti immaginari. Creo qualcosa che non è mai totalmente figurativo. Mi piace essere sempre sfumata su ciò che è e ciò che sembra. Nella cassetta portacolori ci sono i materiali che troveresti nel bosco. Non uso colori.
Accanto al cavalletto c’è un tavolo che comprai per il mio primo studio sull’Aventino in condivisione con mia sorella Rivka, dove ho lasciato il cuore.
In questo momento, questo tavolo è parcheggiato qui ed è pieno di scartoffie, appunti, fotocopie, sketch book e libri, talvolta sporchi… non è un ambiente ideale per i libri quando si lavora con fusaggine e carboncini.
Al lato c’è un grande armadio in stile finto chippendale, dove io appendo i miei appunti visivi Nel mio spazio c’è anche una bellissima libreria bianca con i miei libri in ordine cromatico, la mia tavolozza… un tratto ossessivo del mio carattere che però amo molto. Li ordino in questo modo perché fondamentalmente ho più memoria visiva.
Rivka: Sara ha provato a realizzare una galleria cromatica anche con i miei libri, ma non è durata molto. E’ una cosa che non ho, questa di mettere in ordine.
Sara:Una cosa che noi diciamo spesso è che io ho una parata militare nella testa e Rivka una festa Hippy.
Rivka:Magari è anche il nostro un punto di forza.
Sara:La verità è che non siamo mail il 100% di niente. Rivka in camera oscura è ossessiva, la tratta come se fosse una sala operatoria, perché bisogna essere precisi sui tempi, sui bagni.
Diciamo che le patologie se ben applicate, sono utili.
Invece se siamo nel tuo spazio cosa vediamo?
Rivka: Vediamo subito il mio archivio. Si tratta di una libreria, nella parte bassa, leggermente rialzati da terra, e qui la mia parte ossessiva viene fuori… non sia mai dovesse allagarsi casa, ci sono i faldoni con i negativi.
Di seguito puoi trovare i ‘pergamini a portar via’, diverse scatole con le stampe, materiale di passate esposizioni, alcune stampe con indicazioni utili in camera oscura e anche i provini dei matrimoni che ho fatto.
Nella parte superiore dell’archivio c’è un tavolo luminoso che è anche un po’ scrivania con tutti i miei strumenti.
Sulla parete ci sono una serie d’immagini che mi piacciono ma anche lo scontrino di una lavanderia sul quale hanno scritto male il mio nome, questo è un flagello che ho da quando sono nata. Ognuno mi chiama come vuole e scrive il mio nome come vuole ed io colleziono anche questo.
Sul lato destro c’è la seconda zona lavoro con le tavole nere dell’editing del momento. Qui avviene la parte progettuale. Ci sono fotocopie delle fotografie per la realizzazione di un libro, o la progettazione di una mostra, testi che hanno acceso delle lampadine nella mia mente e magari ne devo tener conto per un progetto. Le tavole sono reversibili, se le giri trovi le immagini di progetti a lungo termine e una serie di fotografie di mia zia o mia nipote, le mie muse.
Accanto alla zona dell’editing c’è la zona informatica, il computer e lo scanner.
Le fotografie invece le scatto tutte fuori. Io cerco molto fuori.
…
La nostra conversazione quel 9 maggio 2018 è andata avanti per ore. L’impressione, parlando con queste due giovani donne artiste è che il talento, la qualità delle opere, il successo sono il risultato di un lavoro continuo. Fasi creative si alternano a riflessioni oggettive e non mancano poi i momenti ludici.
Lo confesso, alla fine ho pensato…
… affrontare la vita artistica con un gemello è decisamente più divertente.
Grazie per avermi letta fin qua e se hai riflessioni o domande lascia un commento ti risponderò molto volentieri.
Liana